OS2017 - Abstract

Introduzione

I relatori di OrvietoScienza 2017 hanno predisposto degli abstract degli interventi in programma. Pensiamo di fare cosa utile mettendoli a disposizione degli studenti, come ausilio per preparare la loro partecipazione all'evento. Se non l'hai ancora fatto, ti invitiamo a registrarti nel nostro database. Ci aiuterai a capire chi è interessato alle nostre iniziative. Non temere, prendiamo l'impegno di non inviarti troppe email!

Piergiorgio Strata A che serve la coscienza

Piergiorgio Strata è un neuroscienziato e accademico italiano. Ha svolto attività scientifica inizialmente presso l'Università di Pisa e successivamente in quella di Torino​,

dove attualmente è Professore Emerito. Ha lavorato con il premio Nobel John Eccles a Canberra e a Chicago.​

Membro di Società e Accademie internazionali tra cui l’Academia Europaea. ​Ha pubblicato oltre 200 articoli su ​

riviste scientifiche internazionali.​ ​Divulgatore, capace di spiegare ai molti gli straordinari meccanismi del cervello, ha partecipato anche a numerosi programmi televisivi, in particolare quelli diretti da Piero Angela.

Come in una grande lotteria, durante l’evoluzione biologica le reti neurali hanno acquisito competenze sulla base di fattori genetici. In ogni individuo, e a tutte le età, queste competenze vengono arricchite da fattori ambientali e l’insieme costituisce lo spazio di lavoro globale che rappresenta una riserva di conoscenze pronte all’uso nella nostra vita quotidiana. I processi mentali sono proprietà che emergono da particolari modelli di attività delle reti neurali e a queste sono obbligate a obbedire fedelmente senza margini di libertà. Pertanto, essi devono sottostare alle leggi generali dell’universo. Questo significa che il libero arbitrio è un illusione e tutti i nostri comportamenti sono il risultato di ciò che è incluso nella rete neurale. La mente è l’elemento essenziale per collegare gli eventi esterni del mondo all’architettura del cervello. Pertanto, il ruolo della coscienza è quello di prendere atto delle decisioni del cervello e di modificare l’architettura cerebrale attraverso i processi di consolidamento e di riconsolidamento delle tracce di memoria. In questo modo il cervello immagazzina esperienze, ricordi e passioni attraverso cui perfeziona la sua architettura durante lo sviluppo e la mantiene in un suo equilibrio per tutta la vita.

Bibliografia:

Alcuni video divulgativi

Bruno Siciliano I robot: sogno e bisogno della vita quotidiana

Bruno Siciliano, professore ordinario di Automatica, è coordinatore del corso di studio in Ingegneria dell'Automazione presso il dipartimento di ingegneria elettrica e tecnologie dell'informazione dell’Università di Napoli “Federico II”. E' direttore del centro ICAROS, il Centro interdipartimentale di chirurgia robotica.

Sono in fabbrica ad assemblare automobili. Si trovano nello spazio a esplorare pianeti. Sono presenti in missioni di salvataggio e in sala operatoria. Ci aiutano in casa nelle faccende domestiche. Sono i robot che, lasciati i libri di fantascienza, da tempo abitano il nostro mondo e riempiono la nostra quotidianità. La robotica ha radici culturali assai profonde. L'uomo ha coltivato da sempre il sogno di individuare dei sostituti che potessero emulare il suo comportamento. Le motivazioni che hanno dato linfa a questa ricerca fanno riferimento a contesti filosofici, economici, sociali e scientifici. Dalla metà del secolo scorso in poi, il bisogno di realizzare macchine in grado di svolgere compiti in maniera automatizzata per sostituire o migliorare il lavoro umano si è concretizzato nella realizzazione dei primi robot, alla confluenza tecnologica tra meccanica, controlli, calcolatori ed elettronica. La robotica industriale è da considerarsi come una tecnologia ormai matura. Negli ultimi venti anni, grazie alla rivoluzione digitale e ai progressi delle tecnologie a essa associate, sono stati sviluppati robot con spiccate caratteristiche di autonomia, le cui applicazioni riguardano l’operatività in ambiente ostile (robot per l’esplorazione) ovvero una stretta interazione tra robot ed esseri umani (robot di servizio). La robotica avanzata sta attraendo un numero sempre maggiore di scienziati, proiettati verso orizzonti molto ampi, che spaziano dalla biomeccanica alle neuroscienze, dalla simulazione virtuale alle interfacce aptiche, dalla chirurgia alla riabilitazione, dai veicoli a guida automatica alle reti di sensori, dall’impiego dei robot in ambienti antropici alle questioni etiche. La ricerca e il progresso nei prossimi venti anni dipenderanno in larga parte dalla capacità di riuscire a coniugare tali saperi.

Settimo Termini Hal ha mai incontrato Norbert Wiener?

Settimo Termini, già ordinario di Informatica Teorica all’Università di Palermo e di Cibernetica all’Università di

Perugia, ha diretto dal 2002 al 2009 l’Istituto di Cibernetica “Eduardo Caianiello” del CNR a Napoli. Fisico di

formazione, i suoi interessi di ricerca hanno riguardato principalmente i problemi legati alla presenza di incertezza,

approssimazione e vaghezza nelle Scienze dell’informazione, anche nella loro relazione con altre discipline. In questo

contesto ha introdotto e sviluppato la teoria delle “Misure di fuzziness”, esaminandone anche alcuni aspetti

epistemologici. Negli ultimi quindici anni si è, inoltre, interessato al problema del rapporto tra ricerca scientifica di

base e modelli produttivi di un Paese.

Molte delle discipline innovative sorte alla metà del secolo scorso hanno avuto uno sviluppo impetuoso,

una sovrapposizione del loro campo d’azione, il passaggio di testimone da una all’altra nell’indicazione delle idee

unificanti di questo nuovo campo d’indagine. Tra questi fenomeni è paradigmatica l’eclissi di nomi storicamente

rilevanti come riferimento di attività di ricerca di punta e nel contempo il loro assurgere a termine iconico al di fuori

della scienza. Il nome cibernetica è proprio un esempio di quest’ultimo fenomeno. Nome cruciale e chiave negli

anni ’50 e ’60 del XX Secolo, disciplina attaccata all’inizio in URSS e poi vista come essenziale per lo sviluppo della

pianificazione e organizzazione della società, oggi è scomparso, praticamente, dalla lista delle discipline scientifiche.

Al di là (del cambiamento) dei nomi usati (ma interessante argomento di indagine, questa variabilità, per capire meglio

gli aspetti essenziali di questi nuovi settori), è necessario osservare che molte delle analisi fatte da Norbert Wiener

più di 50 anni fa sono ancora attuali per comprendere alcuni dei temi e problemi che pone alla società lo sviluppo tecnologico: tra questi, la cruciale presenza dei robot e la loro tipologia (quali robot? Per che cosa? Uso tecnologico?

Uso sociale? Uso ideologico?). Un dialogo tra Wiener e il vecchio Hal (con i suoi nipotini) - esteso ad Alan Turing e

(per alcuni “effetti collaterali”) a John Maynard Keynes - può forse aiutarci a capire meglio il mondo in cui viviamo.

Riferimenti Bibliografici

- Settimo Termini, “Io Robot, la (fanta)scienza e le altre” in ROBOT, Scienza e Coscienza delle Macchine (a cura di Cristian

Fuschetto e Pietro Greco), Cuen, Napoli (2009), pagine 181-194.

- Leone Montagnini, Marco Elio Tabacchi, Settimo Termini, “Out of a creative jumble of ideas in the middle of last Century:

Wiener, interdisciplinarity, and all that”, Biophysical Chemistry 208 (2016) 84–91.

- Norbert Wiener, The Machine Age Retrieved online (vedi anche In 1949, He Imagined an Age of Robots)

- John Maynard Keynes, Prospettive economiche per i nostri nipoti, Adelphi, Milano (2009) e contenuto in La fine del laissez faire e altri scritti, Bollati Boringhieri Torino (1991). Apparso per la prima volta col titolo “Economic Possibilities for Our Grandchildren” in The Nation and Athenæum, Jan. 22, 1927, Oct. 11 and 18, 1930. (Esiste una versione scaricabile in rete)

- Settimo Termini, “Vita, morte e miracoli di Alan Mathison Turing” in Vite Matematiche (a cura di Claudio Bartocci et al.),

Springer-Verlag Italia, Milano (2007), pagine 129-137

- Pietro Greco, Settimo Termini, Contro il declino. Una (modesta) proposta per un rilancio della competitività economica e dello sviluppo culturale dell’Italia, Codice edizioni, Torino (2007)

Nicola Costantino Automazione del lavoro: inferno o paradiso?

Nicola Costantino insegna Project Financing ed altre discipline presso il Politecnico di Bari, di cui è stato anche Rettore. I suoi interessi di ricerca sono concentrati sul management delle costruzioni e sul supply chain management. E’ autore di oltre 80 pubblicazioni su libri e riviste e di oltre 100 comunicazioni a convegni. Ha insegnato (o insegna tuttora) presso il Worcester Polytechnic Institute (Mass., USA), le Università di Coventry (UK), Santander (ES) e Horsens (DK).

Fin dalla prima rivoluzione industriale, la possibile meccanizzazione e automazione di alcune fasi lavorative ha comportato reazioni contrastanti tra tutti gli interessati, con prese di posizione spesso conflittuali da parte degli imprenditori e dei lavoratori. Negli ultimi anni, soprattutto grazie ai notevolissimi sviluppi dell’informatica e della robotica, tale processo ha subito una forte accelerazione, con conseguenti macroscopiche conseguenze sia sulla “qualità” che (soprattutto) della “quantità” di lavoro umano richieste da tutti i processi produttivi.

Giuseppe O. Longo Il robot perturbante

Giuseppe O. Longo, Professore emerito di Teoria dell’informazione all' Università di Trieste , ha svolto ricerche sulla teoria delle reti, sulla teoria dei codici algebrici e sulla teoria dell'informazione. Attualmente si occupa soprattutto di epistemologia, di intelligenza artificiale, di problemi della comunicazione e delle conseguenze sociali dello sviluppo tecnico, pubblicando articoli su riviste specializzate e svolgendo un'intensa attività di conferenziere; all'attività scientifica affianca l'attività narrativa.

La costruzione di robot antropomorfi sempre più somiglianti agli esseri umani produce un effetto psicologico singolare, descritto nel 1970 da Masahiro Mori sulla base della nozione di perturbante (unheimlich), studiata da Jentsch e approfondita poi da Freud all’inizio del secolo scorso. Accade che al crescere della somiglianza tra robot e umani cresce anche la nostra simpatia per il robot, ma a un certo punto subentra un fenomeno di straniamento: all’improvviso il robot ci appare sinistro, perturbante, e la nostra simpatia subisce un brusco calo per riprendere poi a salire al crescere ulteriore della somiglianza. Si tratta del cosiddetto avvallamento del perturbante (uncanny valley). Nella relazione si descrive il fenomeno e se ne illustrano le ragioni.

Bibliografia:

G.O. Longo Homo technologicus, Ledizioni, Milano, 2012

G.O. Longo Il simbionte. Prove di umanità futura. Mimesis, Milano, 2013

G.O. Longo Antidecalogo. Ed. Jouvence, Milano, 2015

G.O. Longo Alcibiade. Una suite per bassotto. Ed. Il Cerchio, Rimini, 2015

Carmela Morabito ‘Corpus Sapiens’: riflessioni sulla dialettica tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale a proposito del ‘potenziamento’ cognitivo

Carmela Morabito dirige la cattedra di Psicologia Generale dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata e quella di “Storia ed Epistemologia della Neuropsicologia” della Scuola di Specializzazione in Neuropsicologia presso l’IRCCS “Santa Lucia”. E' vicedirettrice del Centro Interuniversitario di Ricerche Epistemologiche e Storiche sulle Scienze del Vivente. Si occupa da anni di storia e di epistemologia della psicologia e delle neuroscienze cognitive, nonché di filosofia della mente e storia delle scienze medico-biologiche dell’Ottocento.

I nuovi modelli della mente prodotti dalla cosiddetta ‘scienza cognitiva post-classica’ enfatizzano il ruolo del cervello, del corpo e dell’ambiente per lo sviluppo del sistema cognitivo umano, nei suoi aspetti storici e costitutivamente individuali. Un cervello plastico e dinamico, parte integrante di un corpo che nel complesso continuamente si modifica nell’interazione quotidiana col suo ambiente. E all’intersezione tra corpo e ambiente strategicamente si colloca il movimento, lo spazio/gli spazi del movimento, concepiti quale autentico elemento propulsivo per lo sviluppo della cognizione e della mente nel suo complesso.

La tecnologia è oggi elemento di fondamentale mediazione tra l’uomo e l’ambiente, e alimenta esperienze e stili di vita dalle importanti ricadute sul modellamento reciproco e continuo tra sistema nervoso e funzioni cognitive. La letto-scrittura sarà adottata come caso di studio per proporre una riflessione critica sui molti processi in atto nell’interazione tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale.

Bibliografia:

Modelli della mente, modelli del cervello (Milano, F. Angeli 1998),

La metafora nelle scienze cognitive (Milano, Mc Graw-Hill 2002),

La mente nel cervello. Un’introduzione storica alla neuropsicologia cognitiva (Roma-Bari, Laterza 2004, V ed. 2008)

Mattia Della Rocca Dal cervello-macchina alla macchina-cervello. Da dove viene, dove va e cosa significa il neuromorfismo?

Mattia Della Rocca Mattia Della Rocca è dottorando in Filosofia e Storia della Scienza presso l’Università di Pisa e membro del Laboratorio di Storia e Filosofia della Psicologia e delle Neuroscienze dell’Università di Roma Tor Vergata. I suoi interessi di ricerca ruotano intorno all’analisi storico-epistemologica dei progetti di big science neuroscientifica e alla dimensione socio-culturale degli studi sul cervello/mente. Tra le sue pubblicazioni: The “Other” Localization in «Rivista

Internazionale di Filosofia e Psicologia», 2014; Appunti critici sul neuroessenzialismo in «Scienza e Società», 2014. È autore del blog A Mind-Body Problem..

A partire dagli anni Novanta del Novecento neuroscienziati e computer scientist di tutto il mondo hanno concentrato i loro sforzi nella progettazione e nella realizzazione di nuove tecnologie direttamente ispirate alla struttura del sistema nervoso, le cosiddette tecnologie "neuromorfiche", che promettono di cambiare sia l'intelligenza artificiale (permettendo macchine più potenti e "intelligenti") sia la nostra comprensione dell'intelligenza naturale (attravero una simulazione "diretta" dell'architettura e del funzionamento del cervello).

Da dove viene l'idea per un simile approccio, e verso quali orizzonti della scienza e della tecnologia promette di condurci? E soprattutto, cosa significa davvero mettere in atto una "ingegneria inversa" del cervello per realizzare il programma tecnoscientifico del neuromorfismo? Nel mio intervento cercherò di tracciare, seguendo gli eventi più importanti della storia del pensiero neuroscientifico recente e le loro implicazioni epistemologiche, la breve storia di questo approccio, che promette di cambiare radicalmente il nostro rapporto con la tecnologia e con il nostro stesso cervello.

Bibliografia:

Ideologia delle/nelle neuroscienze contemporanee, in Per una scienza critica. Marcello Cini e il presente: filosofia, storia e politiche della ricerca, Ed. ETS

https://www.facebook.com/amindbodyproblem, un blog sulla scienza, il cervello, e la vita quotidiana di un grad student.

Pietro Greco I robot sono tra noi. E ci rubano il lavoro

Pietro Greco Giornalista scientifico e scrittore. E’ direttore della rivista Scienza&Società del centro Pristem, dell’Università Bocconi, conduttore del programma Radio3Scienza e condirettore del web journal Scienzainrete. Ha diretto Master in Comunicazione Scientifica della SISSA di Trieste. Laureato in chimica, è stato Consigliere del ministro dell’Università e della Ricerca.

La robotica e l'intelligenza artificiale sono in una fase di rapido sviluppo. Ormai li troviamo accanto a noi in ogni ambito della nostra vita. A casa, sul luogo di lavoro, nei luoghi di svago, in ospedale, Ormai sono capaci non solo di sostituirci nelle attività fisiche più faticose o pericolose, come nel reparto verniciatura di una fabbrica di automobili. Ma anche nelle redazioni dei giornali. Anche questo abstract potrebbe essere stato scritto da un robot-scrittore. Molti analisti sono allarmati. Qualcuno dice che i robot ci sostituiranno in ogni posto di lavoro e che stiamo andando verso una società della "piena disoccupazione". Altri sono meno allarmati e sostengono che sempre l'innovazione tecnologica distrugge antichi lavori, ma sempre ne crea di nuovi. Il bilancio tra distruzione e creazione, tuttavia, non è già scritto. Molto dipende da noi. I robot ci impongono di ripensare il nostro modello di sviluppo

Bibliografia:

Robot, CUEN, 2009