OS2016 - Abstract

Introduzione

I relatori di OrvietoScienza 2016 hanno predisposto degli abstract degli interventi in programma. Pensiamo di fare cosa utile mettendoli a disposizione degli studenti, come ausilio per preparare la loro partecipazione all'evento. Se non l'hai ancora fatto, ti invitiamo a registrarti nel nostro database. Ci aiuterai a capire chi è interessato alle nostre iniziative. Non temere, prendiamo l'impegno di non inviarti troppe email!

Ugo Leone Clima Rischio Comunicazione

Ugo Leone, già professore ordinario di Politica dell’ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli “Federico II”. Ha pubblicato su “Le scienze”, “Il Mattino”, “L’articolo”, “il manifesto”, “l’Unità”. Collabora a “la Repubblica” edizione di Napoli.Autore di numerose pubblicazioni in volume.

È concreto il rischio di forti mutamenti climatici? In che cosa consiste?È ormai da più di venti anni che l’opinione pubblica è bersagliata da messaggi allarmati e allarmanti sui temibili effetti di mutamenti climatici. Le conferenze internazionali da Rio de Janeiro 1992 a Parigi 2015 non hanno avuto effetti rassicuranti. Ciò sebbene la gravità del “rischio clima” sia sempre più provata anche perché, peggio che per altri rischi, con i temibili effetti dei mutamenti climatici sarebbe molto complicato convivere. La comunicazione di un’informazione scientificamente corretta sulle cause, gli effetti e i comportamenti locali e globali è uno strumento importante di prima difesa.

Bruno Arpaia Raccontare il mutamento climatico: la climate fiction

Bruno Arpaia, romanziere, giornalista e consulente editoriale. Ha pubblicato diversi romanzi che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. Alcune sue opere, pubblicate da Guanda: Prima della battaglia, La cultura si mangia (in collaborazione con Pietro Greco), Il passato davanti a noi, L'angelo della storia, L'energia del vuoto.

Il cambiamento climatico è la grande paura del XXI secolo. Tutti ne parlano, molti lo temono vagamente, alcuni ne diffidano, altri si stringono nelle spalle, pochissimi si prendono la briga di costruirsi un’opinione ragionata sull’argomento. Il problema è che il dibattito scientifico sul riscaldamento globale è difficile da seguire, anche a causa dell’estrema incertezza, perfino fra gli scienziati, sulle reali conseguenze delle attività umane sul clima terrestre. La narrativa, e la climate fiction in particolare, ci offre l’opportunità di saperne di più attivando la parte emozionale di noi stessi. «Vivere» attraverso un romanzo l’innalza­mento del livello del mare a New York, oppure partecipare con i protagonisti di un racconto a una tragica migrazione climatica in una Germania desertificata, ci colpisce dritto al cuore e, grazie all’empatia con i personaggi, ci immerge nelle complesse questioni scientifiche che sono alla base degli avvenimenti narrati. È il grande potere delle storie, il modo più antico e più efficace che l’umanità abbia inventato per trasmettere esperienza

Sandro Fuzzi Stiamo cambiando il clima della terra: considerazioni dopo l’accordo di Parigi

Sandro Fuzzi, dirigente di ricerca presso l'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR, ha partecipato alla redazione del 4° e del 5° Assessment IPCC Climate Change-The Physical Science Basis. Il principale campo di cui si occupa riguarda i processi fisici e chimici nell'atmosfera ed i loro effetti sui cambiamenti globali, il clima, la qualità dell'aria, gli ecosistemi e la salute. A suo carico più di 150 pubblicazioni sulla letteratura internazionale che hanno ricevuto più di 10.000 citazioni.

Due sono le conclusioni principali dell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC), l’organismo scientifico istituito dalle Nazioni Unite per valutare le conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico: i) il riscaldamento del clima della Terra è inequivocabile e ii) è provata l’influenza delle attività dell’uomo sul sistema climatico terrestre.

Tutte le attività umane infatti: produzione di energia, trasporti, industria, agricoltura, gestione dei rifiuti, sono responsabili del rilascio di inquinanti che alterano la composizione dell’atmosfera. Alcuni di questi composti, quali l’anidride carbonica (CO2), hanno la proprietà di assorbire il calore emesso dalla Terra dando luogo al cosiddetto effetto serra, responsabile del riscaldamento del clima in atto.

Nel dicembre dello scorso anno si è tenuta a Parigi la tanto attesa XXI sessione della Conference of the Parties (COP21) della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), dalla quale è uscito un positivo accordo fra tutti i governi del mondo per stabilizzare la concentrazione dei gas serra ad un livello che possa evitare una dannosa interferenza delle attività antropiche sul sistema climatico.

Esaminare le cause del riscaldamento del clima e la sua proiezione futura ci dà gli strumenti per valutare l’accordo di Parigi e le sue ricadute sulla società.

Lorenzo Ciccarese Vivere (bene) coi limiti

Lorenzo Ciccarese, è primo tecnologo, responsabile del settore “Risorse Forestali e Fauna Selvatica”, presso l’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Dal 2014 è membro del Consiglio Scientifico dell’ISPRA. È autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche e una dozzina di libri e capitoli di liberi. Insieme a Marco Pisapia di ISPRA ha prodotto due documentari sulle foreste e sul sistema forestale italiano.

I recenti accordi di Parigi per contrastare i cambiamenti climatici hanno accolto le esortazioni della scienza di non oltrepassare i 2°C di riscaldamento globale rispetto alla temperatura media dell’era pre-industriale ed evitare quindi pericolose e caotiche interferenze con il sistema climatico. Per rispettare questo limite occorre stabilizzare la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica (ormai giunta a 400 parti per milione) e altri gas-serra (la causa principale del riscaldamento globale), riducendone progressivamente l’accumulo e possibilmente riportarla al di sotto di un soglia. Questa soglia per l’anidride carbonica è di 350 parti per milione. Da dove deriva questo valore? Come è stato determinato?

Uno studio pubblicato nel 2015 da un team internazionale di 18 ricercatori sulla rivista Science ha approfondito l’approccio dei planetary boundaries , un approccio destinato a influenzare profondamente le scienze e le politiche ambientali nei prossimi decenni. Questo studio ha individuato undici processi geologici, fisici e biologici che regolano la stabilità e la resilienza del sistema Terra, come pure le interazioni tra gli ecosistemi terrestri, marini e l'atmosfera. Questi processi—che includono i cambiamenti climatici, l’integrità biologica, la variazione dei ciclo biogeochimici dell’azoto e del fosforo—sono rimasti sostanzialmente stabili dall’inizio dell’Olocene. Viceversa, dall’inizio dell’era industriale stanno subendo profonde modificazioni a causa delle attività umane.

Queste modificazioni potrebbero imprudentemente guidare il Sistema Terra in uno stato molto meno ospitale, danneggiando gli sforzi per la prosperità delle società viventi del pianeta e portando ad un peggioramento del benessere umano in molte parti del mondo, compresi i paesi ricchi.

Sulla base della conoscenza del funzionamento e della resilienza del sistema Terra, è importante definire dei confini planetari per i processi biogeochimici prima citati e uno spazio operativo sicuro all’interno del quale le società umane possano svilupparsi e prosperare.

Il contesto dei confini planetari deriva dalla prova scientifica che la Terra è un sistema unico, complesso e integrato, dove i confini operano come un insieme interdipendente. Mentre un'analisi sistematica e quantitativa delle interazioni tra tutti i processi per i quali sono proposti specifici confini rimane oltre la portata della modellizzazione corrente e della capacità di osservazione, il Sistema Terra opera chiaramente all'interno di stati ben definiti in cui questi processi e le loro interazioni possono creare feedback stabilizzanti o destabilizzanti.

Ciò ha profonde implicazioni per la sostenibilità globale, come sottolinea la stessa necessità di affrontare contemporaneamente più processi ambientali che interagiscono tra loro (ad esempio, stabilizzare il sistema climatico richiede una gestione sostenibile delle foreste, di avere ecosistemi oceanici stabili, ecc).

Nel corso della relazione verranno presentati i principi teorici che sono alla base di questo approccio e le iniziative internazionale per implementarlo. Inoltre, saranno analizzate le opportunità che l'approccio dei confini planetari può essere utilizzato—con il coinvolgimento dei responsabili politici, delle imprese, della la ricerca e della società civile—per ridurre il rischio che gli stressors di diversa natura producano i loro effetti negativi e viceversa per costruire le condizioni per lo sviluppo sostenibile e per prosperità a lungo termine umano all'interno dei confini planetari.

Andrea Maroni Ponti Allarme: il clima cambia e arrivano organismi esotici invasivi, portatori di nuove malattie

Andrea Maroni Ponti lavora per la Direzione Generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari, presso il Ministero della Salute

Negli ultimi decenni l’Italia è stata colpita da una serie di eventi epidemici caratterizzate da forte impatto sulla salute degli animali allevati nonché pesanti conseguenze in termini economici causate dalla mortalità degli animali colpiti che dall’applicazione di misure restrittive finalizzate al contenimento delle malattie in questione. Tali eventi epidemici riconoscono nella gran parte dei casi una causa comune: l’azione di agenti vettori, intesi come organismi viventi in grado di trasmettere agenti infettivi da un animale all’altro incluso l’uomo.

Con il termine di “vettori” includiamo artropodi quali zanzare, zecche, mosche, pulci e pidocchi, in grado di trasmettere malattie sia attivamente (riproduzione dell’agente infettivo nel vettore) che passivamente (trasmissione dell’agente infettivo per sola via meccanica).

Molte malattie trasmesse da vettori apparse recentemente nell’Unione europea sono classificate come “malattie infettive emergenti”. Con questo termine si intendono malattie che:

    1. compaiono per la prima volta all’interno di una popolazione

    2. possono essere esistite in precedenza, ma la cui incidenza o diffusione geografica è in rapido aumento.

Alcuni vettori sono in grado di coprire distanze enormi, con conseguenti ripercussioni sul raggio d’azione delle patologie ad esse correlate. I vettori possono penetrare in nuove aree geografiche, per esempio, attraverso:

    • i viaggi compiuti dall’uomo e gli scambi commerciali internazionali;

    • il trasporto di animali, per esempio di bestiame;

    • gli uccelli migratori;

    • le variazioni delle pratiche agricole;

    • il vento.

In questo contesto la modifica delle condizioni climatiche, ha avuto un ruolo fondamentale nel favorire l’ espansione e persistenza di tali vettori in territori vergini con la contestuale e progressiva diffusione delle malattie da essi veicolate.

A tale riguardo malattie come la Blue Tongue dei ruminanti, la West Nile disease in grado di colpire anche l’uomo e recentemente l’infestazione da parte del coleottero Aethina tumida negli alveari sono la prova evidente di come i cambiamenti climatici abbiano favorito l’introduzione, la diffusione e l’insediamento in territori via via sempre più vasti di agenti vettori responsabili della trasmissione di malattie prima sconosciute sul territorio Europeo.

L’Italia essendo geograficamente più vicina al continente africano è stata tra i primi paesi a dover affrontare questi nuovi fenomeni e gestire emergenze connesse a malattie non sempre perfettamente conosciute dal punto di vista epidemiologico.

Il questo ambito il Ministero della salute svolge un’attività fondamentale tenuto conto che tra i suoi compiti istituzionale vi è anche la lotta alle malattie animali che si esplica attraverso attività di indirizzo coordinamento e controllo dei Servizi veterinari pubblici delle ASL responsabili in primis della gestione sul territorio dei fenomeni emergenziali connessi alla salute degli animali e dell’uomo.

In tale ambito gli obbiettivi sono pertanto sia di tipo preventivo ma anche tendenti per quanto possibile alla piena eradicazione delle malattie rilevate. Tale attività viene svolta di concerto con la Commissione europea e agli altri Stati membri della UE così da garantire una maggiore omogeneità delle misure di intervento sull’intero territorio dell’ Unione europea.