OS2024 - Abstract

Introduzione

I relatori di OrvietoScienza 2024 hanno predisposto degli abstract degli interventi in programma. Pensiamo di fare cosa utile mettendoli a disposizione degli studenti, come ausilio per preparare la loro partecipazione all'evento. 

Elisabetta Tola: “Il clima che vogliamo - ogni decimo di grado conta” Il Bo Live

Elisabetta Tola,  PhD in Microbiologia, è giornalista scientifica e data journalist. È caporedattrice a Il BO Live e conduttrice di Radio3 Scienza. Cofondatrice e CEO dell’agenzia di comunicazione scientifica formicablu e del progetto indipendente no-profit di giornalismo Facta.eu, è media trainer e docente di giornalismo scientifico digitale, dati e AI al Master in Comunicazione della Scienza, SISSA, Trieste. Coordina il progetto europeo di ricerca ENJOI sulla qualità del giornalismo e della comunicazione scientifica. È coautrice di progetti internazionali multimediali, di data journalism e podcast.

Evitare l’ingestibile e gestire l’inevitabile: il riscaldamento globale e la crisi ambientale richiedono questo. La prima parola chiave è mitigazione: occorre ridurre quanto più possibile le emissioni antropiche, che se lasciate a briglia sciolta consegnerebbero un mondo invivibile ai figli dell’Antropocene. L’altra parola chiave è adattamento: bisogna imparare a convivere con un pianeta già trasformato dal cambiamento climatico in corso, dal crollo della biodiversità e dall'inquinamento, tre gambe di una stessa crisi che noi umani abbiamo scatenato.

Il clima che vogliamo – ogni decimo di grado conta, l’ultimo libro pubblicato da Il Bo Live e il primo della nuova collana Dati, indagini, prospettive, parte dalle conoscenze scientifiche consolidate, contenute in rapporti cui lavorano centinaia di ricercatori da tutto il mondo (come quello dell’Ipcc – Intergovernmental panel on climate change), e si addentra in quei consessi politici internazionali (le Cop sul clima e sulla biodiversità) che sono chiamati a rispondere al grido di allarme che giunge all'unisono dalla comunità scientifica.

Le generazioni più giovani sono quelle più preoccupate dalle conseguenze di una crisi climatica e ambientale che già vivono e sempre di più vivranno sulla propria pelle. Le aziende del gas, del petrolio e del carbone pianificano estrazioni che non sono in linea con il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, obiettivo stabilito dall’accordo di Parigi alla Cop21. I Paesi del Sud del mondo da una parte chiedono riparazioni finanziarie per i danni e le perdite causati da un cambiamento climatico che hanno solo in minima parte contribuito a generare, dall’altra difendono il proprio diritto a svilupparsi e a sfruttare le stesse risorse emissive e inquinanti che hanno reso ricchi i Paesi industrializzati. Le disuguaglianze crescono non solo tra Paesi ma anche all’interno delle società nazionali, anche quelle benestanti. Solo in Italia, 2,2 milioni di famiglie sono in povertà energetica: non sono in grado di pagare bollette troppo care.

Efficienza energetica ed energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sono le soluzioni, già disponibili, che vanno rapidamente adottate. Ciò significa però ripensare la filiera produttiva a partire dalle sue materie prime: in un’ottica di economia circolare, i minerali critici alla transizione dovranno essere sempre più riciclati e sempre meno estratti dal sottosuolo. Una transizione ecologica deve essere in grado di ridurre la deforestazione, lo sfruttamento di ecosistemi già compromessi e il consumo di risorse a un ritmo che non è compatibile con i tempi di rigenerazione della biosfera.

Lo strappo dalla dipendenza patologica dai combustibili fossili non sarà indolore: significa ripensare un’organizzazione sociale costruita in decenni e vincere resistenze spesso votate alla difesa di interessi costituiti. Sarà una lunga battaglia, che verrà vinta solo se tutti vi partecipano.

Bibliografia:

Oltre al presente libro, insieme a Marco Boscolo:  Semi ritrovati. Viaggio alla ricerca dell’agro-biodiversità, Codice Edizioni, 2020

Andrea Brugnera: “Il paese della fame Uno Spettacolo-Recital sulla Memoria della fame contadina e sulle prospettive alimentari contemporanee, su testi di Ruzante e altri autori del XV secolo

Andrea Brugnera Ha iniziato l’esperienza teatrale frequentando a Venezia il Seminario (1975 – 77) per la preparazione dell’attore alla Commedia Dell’Arte, diretto da Giovanni Poli presso il Teatro a L’Avogaria. Dal 1978 a oggi ha partecipato ad attività artistiche all’Estero in: Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Svezia, Malta, Stati Uniti, Messico e Giappone. Dal 1985 ha intrapreso e prodotto autonomamente 20 Spettacoli tuttora in repertorio. A partire dal 2008 ha fondato l’Associazione Culturale KAMINA, che si occupa della diffusione teatrale attraverso le relazioni interculturali, la ricerca dei Teatri di Tradizione, la Narrazione storica e più Progetti pedagogici articolati in Laboratori Permanenti. Dal 2017 segue in qualità di direttore artistico i Progetti Europei E.A.C.E.A. (Mysteries & Drolls e MY.MA. – Myths & Masks for the Future, tuttora in corso).

Il Secolo Lungo del benessere della Cultura Occidentale – a prescindere dalle grandi catastrofi belliche – ha suscitato nell’uomo della strada aspettative e attitudini legate all’abbondanza di cibo. Cioè visioni compulsive e automatiche, oggi confluite nella pubblicità ossessiva, come se un’invisibile cornucopia elargisse all’infinito ogni sorta di prodotti e prelibatezze gastronomiche. Al di là delle possibili analisi scientifiche – geopolitiche atte a definire l’attuale momento storico, l’immaginario alimentare di ciascuno di noi affonda compulsivamente le sue radici nel Mito dell’Abbondanza, dove le Repubbliche di Cuccagna e Bengòdi restano Mondi fantastici e grotteschi; Luoghi creati per contrasto a dissolver la Memoria delle prime vaste epoche di sofferenza dell’Età Moderna: i lunghi periodi della guerra, della carestìa, della pandemìa. Una Cultura della Fame (e più generalmente della Miseria) è motivo fondante e onnipresente di quel vasto Genere Teatrale che la Commedia dell’Arte significò in tutta Europa fra il quindicesimo e il diciottesimo Secolo. Nei pochi frammenti scenici che presenteremo – tratti dal padovano Angelo Beolco detto il Ruzante, da Giulio Cesare Croce e da Autori Altri dello stesso periodo – abbiamo cercato di cogliere il preciso passaggio fra l’universo doloroso del Villano, la sua presa di coscienza e la creazione della Maschera come veicolo di affermazione nonchè critica sociale. Le basi del Comico non sono mai gratuite: ogni risata è generata da un trauma e dal suo esorcismo tramite la condivisione. Il dramma atavico della Fame non ci distoglie da una riflessione in epilogo: quella sulla pianificazione alimentare delle nostre Società contemporanee, dove tecniche di allevamento / abbattimento industriale sottendono al Surplus distributivo e alla produzione di massa. Le Ragazze e i Ragazzi del Laboratorio hanno assunto questa sfida con entusiasmo. L’hanno accolta sinceramente e seriamente, nell’istante in cui l’Arte della  Scena giunge a porsi capitali domande sul proprio significato e sulle proprie fragilità nell’ormai deformante costellazione  della Società dello Spettacolo; nella stessa prospettiva dove ci si torna a chiedere come fare Teatro per tessere la Vita…

Umberto Agrimi: “One Health e sostenibilità dei sistemi alimentari: l’approccio necessario per garantire cibo sufficiente e sicuro per tutti entro i confini planetari

Umberto Agrimi Medico veterinario con oltre 30 anni di esperienza nella sanità pubblica, dal 2009 dirige il Dipartimento Sicurezza alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità.  Il suo ruolo prevede la gestione scientifica e organizzativa del Dipartimento, nel quale lavorano circa 150 persone e la cui principale attività è la promozione e tutela della salute pubblica attraverso lo sviluppo, la valutazione e l’applicazione di conoscenze, strumenti e strategie mirati ad assicurare la sicurezza degli alimenti, la lotta alle zoonosi e l’adozione di appropriati stili alimentari.  Rispetto all’approccio One Health è membro del Scientific Steering Board dello European Joint Programme on Foodborne Zoonoses, nonchè membro del Governing board del MedVetNet Association, rete che comprende 14 partner di istituti scientifici in tutta Europa e oltre 300 scienziati tra i principali gruppi di ricerca europei che si occupano di sorveglianza e ricerca sulle zoonosi in chiave One Health.

La comparsa del coronavirus SARS-CoV-2 e la sua diffusione in forma pandemica ci ha obbligato a riflettere sul rapporto della specie umana con le altre specie animali portando sotto i riflettori la visione One Health, che riconosce le vincolanti relazioni esistenti tra la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

Non possiamo pensare ad una vita sana in un pianeta malato. E’ questo il messaggio, semplificato, racchiuso nel paradigma One Health. La definizione di One Health che ne danno le grandi organizzazioni internazionali (WHO, FAO, WOAH e UNEP) che congiuntamente, ne hanno accolto i principi è la seguente: “One Health è un approccio integrato e unificante che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi”. Questa definizione ci dice che proteggere il Pianeta significa proteggere noi stessi e che, per pensare alla nostra salute dobbiamo pensare anche alla salute del nostro Pianeta. 

Uno dei temi centrali della One Health è quello della  sostenibilità dei sistemi alimentari. Oggi, il sistema alimentare globale è insostenibile. Entro il 2050 la popolazione umana raggiungerà i 10 miliardi e le Nazioni Unite stimano che la  domanda di alimenti incrementerà del 70%. Tutti le aree coltivabili del Pianeta sono, però, già sfruttate a scopo agro-zootecnico. Per recuperare altro terreno per produrre alimenti, dovremo sottrarlo alle ultime foreste e aree naturali del Pianeta. Al tempo stesso, mentre ci domandiamo come incrementare la produzione alimentare, il problema del sovrappeso e dell’obesità (con il loro carico di malattie metaboliche, cardiovascolari tumorali e degenerative che contribuiscono a determinare) rappresenta la vera epidemia di oggi e di domani. E’ una condizione schizofrenica che, da una parte, fotografa una popolazione mondiale in crescita e sempre più “affamata” di proteine e attratta dagli stili alimentari obesogeni dell’Occidente, dall’altra mostra un Pianeta in crisi perché non riesce a sostenere la crescente domanda di alimenti. Occorre quindi ripensare i nostri modi di produrre e consumare, anche adottando stili alimentari più sobri e più sani. Ridurre i consumi alimentari per renderli più sostenibili e orientarsi verso diete salutari, fa bene a noi stessi e fa bene al Pianeta. Cogliere l’urgenza di questa visione può quindi rappresentare lo spunto per frenare e capovolgere il nostro approccio “predatorio” nei confronti dell’ambiente e tradurre la visione One Health in scelte e politiche attive capaci di garantire salute, equità e sostenibilità al nostro futuro nel complesso delle strette e delicate relazioni che ci legano alla salute del nostro Pianeta.

Bibliografia:

E’ autore di oltre 100 pubblicazioni su rivista indicizzata, nei settori dei patogeni emergenti di natura zoonotica e, in particolare, nell’ambito delle malattie da prioni dell’uomo e degli animali.

Laboratorio degli studenti: "Elaborazione dati sugli indicatori SDG sotto la custodia della FAO"

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) sono un insieme di 17 obiettivi globali adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 per affrontare sfide cruciali come la povertà, la disuguaglianza, il cambiamento climatico e la sostenibilità ambientale entro il 2030. Essi mirano a promuovere uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile in tutto il mondo. I 17 obiettivi corrispondono a un un quadro di riferimento di 232 indicatori che aiutano a monitorare e valutare il progresso verso il raggiungimento degli Obiettivi. 22 di questi indicatori si trovano sotto la custodia della FAO. Il lavoro del Laboratorio ha consistito nel raccogliere i dati relativi a questi indicatori per due Stati dell’Africa Subsahariana: uno tra quelli con PIL pro capite alto e l’altro con PIL pro capite basso. Con l'aiuto di ChatGPT sono stati visualizzati i dati in forma grafica e successivamente analizzati i risultati.

Lorenzo Ciccarese: “Sistemi alimentari sostenibili: proposte per un cambio di produzione, trasformazione e consumo di alimenti

Lorenzo Ciccarese È responsabile dell'Area per la conservazione delle specie e degli habitat e per la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali presso l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), di cui è stato componente del Consiglio Scientifico. Autore principale e revisore di diversi rapporti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, partecipa da vent'anni, come esperto del governo ai processi negoziali ONU sui cambiamenti climatici e sulla conservazione della biodiversità.  È componente dei Consigli Direttivi del Parco Nazionale delle Cinque Terre e del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. È presidente del gruppo Forest Plantations dell'International Union of Forest Research Organizations. È autore di oltre 150 pubblicazione scientifiche, libri e video-documentari, collabora da trent'anni con diverse testate giornalistiche, tra cui La Stampa, Il Sole 24 Ore e La Gazzetta del Mezzogiorno.

La presentazione si concentrerà sui nessi tra sistemi agricoli e ambiente e sulla possibilità di puntare sui sistemi agricoli diversificati e sostenibili, tra cui l'agricoltura biologica, per garantire la sicurezza alimentare.  Per valutare questa possibilità si assume che al momento le rese per unità di superficie dei sistemi agricoli diversificati sono significativamente inferiori rispetto a quelle dell'agricoltura convenzionale.  Uno scenario di sviluppo su grande scala dei sistemi agricoli diversificati e la loro capacità di contribuire a nutrire più di 9 miliardi di persone nel 2050, contribuendo simultaneamente alla mitigazione e all'adattamento del cambiamento climatico, al ripristino della natura, alla riduzione dell'inquinamento e al miglioramento del paesaggio, è una ipotesi realistica alla duplice condizione di:

1. minimizzare la produzione di mangimi per bestiame su terreni agricoli, con corrispondente riduzione del numero di animali e dell'offerta di prodotti zootecnici,  quindi del consumo umano; i terreni liberati potranno essere utilizzati per produrre alimenti per l’umanità; 

2. minimizzare lo spreco di alimentari.

Bibliografia:

Clima e dintorni: Giustizia ambientale e lotta al cambiamento climatico - Albeggi Edizioni 2022

Laboratorio degli studenti: "Ortosmart: esperienze con sensori pilotati da microcomputer"

Il progetto OrtoSmart contribuisce a realizzare un'agricoltura efficiente, sostenibile e produttiva in grado di rispondere alla sfida globale della lotta al cambiamento climatico ed al soddisfacimento della crescente domanda di cibo da parte della popolazione mondiale. Tutto ciò è possibile grazie all'agricoltura di precisione, la quale si basa su sensori, software e sistemi di automazione per monitorare e controllare le colture in tempo reale. Il sistema innovativo realizzato dai partecipanti al Laboratorio di Making impiega Arduino e Raspberry per:

Controllare alcuni parametri fondamentali di una pianta:


Monitorare l'ambiente circostante:

In particolare, l’impiego del sistema OrtoSmart in agricoltura è finalizzato ad ottenere:

● Aumento della resa e della qualità delle colture: grazie al controllo preciso dei

parametri ambientali.

● Riduzione dei costi di produzione: ottimizzando l'uso di acqua, energia e

fertilizzanti.

● Migliore gestione delle risorse idriche: evitando sprechi e garantendo

un'irrigazione precisa.

● Riduzione dell'impatto ambientale: minimizzando l'uso di pesticidi e fertilizzanti

chimici.

● Maggiore sicurezza e controllo: grazie al monitoraggio costante dell'ambiente e

delle colture.

Mauro Maesano: “Coltivare il Futuro : un Viaggio nell'Agricoltura di Precisione, Big Data e Sostenibilità per una Agricoltura SMART

Mauro Maesano è professore associato presso il Dipartimento per l’innovazione nei Sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali – DIBAF dell’Università degli Studi della Tuscia. L’attività di ricerca svolta ed i risultati ottenuti si concentrano nel campo della gestione dei sistemi forestali, agro-forestali e dei territori rurali con tecnologie tradizionali ed innovative. In particolar modo, l’utilizzo di tecniche di precision agriculture per il monitoraggio, pianificazione, gestione e utilizzazione delle risorse ambientali, analisi spaziale e modellistica dei dati telerilevati da satellite, da aereo e da Unmanned Aircraft System (UAS) con sensori LiDAR, Multi-Iperspettrali, Termici e RGB.

L'agricoltura moderna si trova di fronte a una serie di sfide senza precedenti, dalle pressioni ambientali alla crescente domanda di cibo da parte di una popolazione mondiale in costante aumento. Per rispondere a queste sfide, è emerso un approccio innovativo noto come "Agricoltura 4.0", che integra tecnologie avanzate come l'agricoltura di precisione, il big data e il data fusion per massimizzare l'efficienza e la sostenibilità. L'agricoltura di precisione utilizza tecnologie avanzate, come i droni, satelliti, per monitorare le coltivazioni in tempo reale. Questi strumenti forniscono informazioni dettagliate sulle condizioni del suolo, delle piante e altri parametri critici, consentendo agli agricoltori di ottimizzare l'uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi. Questa gestione mirata delle risorse non solo riduce i costi, ma riduce anche l'impatto ambientale dell'agricoltura. In conclusione, l'Agricoltura 4.0 si presenta come un paradigma rivoluzionario nell'affrontare le sfide attuali dell'agricoltura. Questo approccio innovativo non solo contribuisce alla sicurezza alimentare globale, ma promuove anche la sostenibilità a lungo termine del settore agricolo. L’applicazione di queste tecnologie è stata implementata in diversi progetti coordinati dal DIBAF, come ad esempio il progetto LIFE WINEgROVER .

Riccardo Bocci: "Perchè diversificare i nostri sistemi agroalimentari? La diversità come chiave per costruire sistemi agroalimentari sostenibili"

Riccardo Bocci è laureato in Agraria presso l’Università di Firenze. Ha curato la redazione di diverse pubblicazioni sull’agrobiodiversità e l’impatto degli OGM sui sistemi agrari. Ha collaborato con l’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze su due progetti di cooperazione allo sviluppo di conservazione e valorizzazione della biodiversità. È stato responsabile dei progetti europei Farm Seed Opportunities e SOLIBAM per conto dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica. Ha collaborato con il Ministero dell’Agricoltura per la redazione delle Linee Guida Nazionali per la Conservazione della Biodiversità Agricola. Dal 2007 è stato Coordinatore e dal 2011 è direttore tecnico della Rete Rete Semi Rurali.

Le statistiche FAO fotografano un’agricoltura sempre più uniforme: usiamo solo poche centinaia delle 50.000 piante commestibili e il 90% della nostra alimentazione a livello globale si basa solo su 15 piante. Tra queste, riso, mais e frumento coprono il 66% del nostro supporto energetico. Il quadro peggiora se entriamo più nel dettaglio andando a vedere all’interno di ogni specie quante varietà vengono coltivate e quanto queste varietà sono diverse tra loro. Ad esempio, negli Stati uniti, il nostro modello economico e sociale di riferimento non va mai dimenticato, le prime 4 varietà coprono il 65% della superficie a riso, le prime 9 di frumento il 50% e le prime 6 di mais il 71%. Ovvero non solo la nostra alimentazione si basa su poche specie ma all’interno di queste diminuisce la diversità: sono sempre meno le varietà coltivate e sempre più simili tra di loro. In un’epoca storica in cui le incertezze e i rischi sono in aumento, come dimostrano i cambiamenti climatici, le fluttuazioni dei prezzi e dei mercati, e le guerre, stiamo rendendo le agricolture più uniformi e uguali tra loro. Una strategia senza logica. Infatti, questi sistemi agricoli uniformi e monocolturali sono molto più fragili, incapaci di reagire a eventi imprevisti (un particolare insetto o una malattia, ma anche una crisi economica o politica) e non più in grado di produrre diversità nel tempo. Quella diversità frutto dell’adattamento tra pianta, ambiente, patogeni e sistemi sociali e culturali che sarà essenziale per l’agricoltura di domani. Sempre la FAO afferma che “i paesaggi agricoli diversificati, in cui terreni coltivati si alternano a zone incolte come i boschi, i pascoli e le zone umide sono stati o sono in fase di sostituzione, con grandi superfici a monocoltura, coltivate utilizzando grandi quantità di input esterni come pesticidi, fertilizzanti e combustibili fossili”. Ridurre le agricolture diversificate nel Pianeta in monocolture industriali equivale a tagliare le radici dell’albero su cui viviamo.

Per questo motivo è necessaria una radicale trasformazione del sistema agricolo e alimentare a livello mondiale: l’uniformità di agricolture e diete non compromette solo la salute del Pianeta ma anche quella delle persone. 

Bibliografia:

Riprendiamoci il cibo! Sovranità e democrazia alimentare: la ricerca di diversità dal seme alla tavola , ed. Altreconomia 2023
Che cos'è la transizione ecologica , ed. Altreconomia 2021
Agri-Cultura. Terra lavoro ecosistemi, ed. EMI 2006

Laboratorio degli studenti: "Olio EVO di qualità e olio di oliva commerciale a confronto: un’analisi spettrofotometrica"

L’olio extravergine di oliva, alimento fondamentale della dieta mediterranea, è alla base del lavoro per studiare le caratteristiche organolettiche, nutrizionali, chimico-fisiche e riconoscere i benefici per la salute di tale alimento ricco in acido oleico, polifenoli, vitamina E e modeste quantità di acidi grassi saturi.
Lo studio è relativo a campioni di olio prodotti da cultivar autoctoni dei ‘Colli Orvietani’ nelle campagne olearie 2023 e 2022 e a un campione di olio di oliva commerciale ottenuto dal taglio di olio di oliva vergine e olio di oliva raffinato.
I campioni di olio sono stati sottoposti, secondo i metodi ufficiali, alla determinazione dell'acidità libera per valutare i parametri di classificazione degli oli in termini di qualità merceologica e all’analisi spettrofotometrica nell’ultravioletto per rilevare la presenza di sottoprodotti dovuti a processi di rettifica e/o a processi di ossidazione sia primaria che secondaria. 
Mediante analisi spettrofotometrica nel visibile con il reattivo di Folin-Ciocalteau, è stata determinata quantitativamente la presenza di polifenoli nei campioni di olio, questi conferiscono all'olio stabilità e qualità organolettiche e nutrizionali di grande importanza. I polifenoli contenuti nell'olio extravergine di oliva sono, infatti, i principali responsabili degli effetti benefici sulla salute di questo alimento e della dieta mediterranea.

Giulia Maffei e Giulia Tacchini: “Gli insetti come alternativa alimentare in risposta ai problemi climatici

Giulia Maffei, biologa e comunicatrice scientifica e Giulia Tacchini, food designer, si appassionano al tema dell'entomofagia durante il loro percorso accademico. La loro passione le porta a fondare Entonote nel 2015, prima realtà italiana a divulgare il tema dell'insetto nel piatto da diversi punti di vista. Portano avanti anche la Entoexpeience, un percorso di avvicinamento alla scoperta dell’insetto nel piatto attraverso un'esperienza gastronomica e interattiva unica nel suo genere! Ogni Entoexperience prevede diverse portate dove l'insetto è integrato in menu a sorpresa e stagionale.​

Gli insetti commestibili rispondono perfettamente alle esigenze necessarie per raggiungere l’obiettivo “sconfiggere la fame nel mondo” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: trovare soluzioni che ottimizzino la produzione alimentare mantenendo un basso impatto ambientale, utilizzando tecniche per diminuire lo spreco alimentare e focalizzando la ricerca su nuove fonti alimentari proteiche, salutari e sostenibili. Gli insetti sono infatti ricchi non solo di proteine ma anche di molti micro e macro nutrienti essenziali, al tempo stesso hanno un impatto ambientale, e per allevarli si possono in parte utilizzare scarti alimentari. Per questo motivo la Commissione Europea negli ultimi anni sta lavorando per la loro commercializzazione. Tuttavia, specialmente in Italia c’è ancora un forte scetticismo. Nel nostro contributo analizzeremo vantaggi, svantaggi e tabù legati a questo dibattuto alimento.

Bibliografia:

Un insetto nel piatto: piccola guida al cibo del futuro,  Red Edizioni, 2016

Stefano Bertacchi: “Biotecnologie dagli OGM alla carne coltivata

Stefano Bertacchi, ricercatore nell'ambito delle biotecnologie industriali presso l'Università Milano Bicocca, si occupa della produzione di molecole di interesse industriale, mediante l'uso di microrganismi geneticamente modificati o meno. Nominato nel 2022 dalla Commissione Europea come EU Bioeconomy Youth Ambassador, è divulgatore scientifico attivo sui social media e in eventi live.

Provate a cercare "OGM" tra le immagini del motore di ricerca troverete nella maggior parte dei casi piante degne compagne del mostro di Frankenstein. Questa tuttavia è fantasia, la realtà è che il mondo degli OGM è altamente variegato e diversificato, coinvolgendo non solo piante, ma anche animali, microrganismi e virus. Un viaggio tra vaccini, farmaci, cibi, colori e nuove tecnologie che hanno complicato la situazione normativa, con conseguenze comunicative, economiche e sociali. Per poi concludere con la carne coltivata (o sintetica?) e capire se gli OGM hanno o meno a che fare con questa tecnologia.

Bibliografia:

Quello che sai sulla plastica è sbagliato, ed. Gribaudo, 2023
50 grandi idee biotecnologie, ed. Dedalo, 2021
Piccoli geni, ed. Hoepli, 2021
Geneticamente modificati, ed. Hoepli, 2017

Elisabetta Tola, Marco Boscolo: “Semi ritrovati - Un viaggio alla scoperta della biodiversità agricola, ed Codice, 2020

Elisabetta Tola ,  vedi sopra. Marco Boscolo,  è giornalista e science writer con la passione per i dati. Ha realizzato reportage per Radio3Scienza, Radio Popolare e Radio France Internationale.  Con Michele Catanzaro ha vinto il Premio Colombine 2021 per una serie di reportage sulle scienziate africane. È socio di formicablu, agenzia di comunicazione e giornalismo scientifico.

Russia, primi anni ‘20 del ventesimo secolo. Il genetista Nikolai Vavilov vuole risolvere il problema ricorrente delle carestie che affliggono il suo paese. Capisce che la chiave potrebbe essere nella diversità genetica delle piante che vengono coltivate. Si mette così in viaggio e in meno di 20 anni fa oltre 75 spedizioni in decine e decine di paesi. Nei suoi viaggi, Vavilov raccoglie semi e campioni di piante, selvatiche e coltivate, con i quali dà il via alla prima banca di semi al mondo. Le sue ricerche sono fondamentali per capire che la diversità genetica è la base della capacità delle piante di produrre in ambienti e climi diversi e del loro adattamento nel tempo in regioni anche molto distanti tra loro.

Quasi cent’anni dopo, gli autori di questo libro ripartono dall’Istituto di Vavilov e dalla sua banca di semi, nell’odierna San Pietroburgo, tuttora una delle più importanti al mondo con oltre 350 mila campioni. Tenendo come guida ideale lo scienziato russo, che ha lasciato scritti, diari e molte tracce negli incontri con scienziati di tutto il mondo, i due autori cominciano a esplorare il mondo contemporaneo che ruota attorno alla riscoperta delle varietà locali e dei semi di piante tradizionali, a volte sparite per generazioni intere da regioni dove invece erano molto popolari. E finiscono con l’incontrare moltissimi personaggi che di Vavilov ricordano la curiosità, l’amore per la scienza e la ricerca e la sperimentazione, la voglia di conoscere la cultura che sta dietro le tradizioni contadine, i nomi delle piante e il loro significato. Si tratta di ricercatori, agricoltori, nuovi artigiani che vogliono innovare e migliorare partendo dalle pratiche tradizionali di produzione alimentare e desiderano recuperare le varietà e i semi locali. Per diversi motivi, ma soprattutto perché credono che in tempi di grandi crisi climatiche ed economiche e di disuguaglianze sempre più evidenti, l’agricoltura possa riuscire a produrre senza avere per forza enormi impatti sull’ambiente, pur non rinunciando a soddisfare le esigenze alimentari di tutti. Perché, come molte ricerche ormai dimostrano chiaramente, la fame cronica in alcune zone del mondo ha molto a che fare con squilibri economici e politici, con gli sprechi, con una pessima gestione delle risorse ambientali e con investimenti poco lungimiranti nella gestione delle terre.

Nei loro viaggi, dal Senegal all’Etiopia, dall’Iran al Sudafrica, dall’Indonesia agli Stati Uniti, oltre che in Europa e Italia, i due autori raccolgono storie e dati che nascono dalle ricerche fatte in campo sui semi tradizionali e esempi di nuove filiere che si sono costruite per portare i prodotti direttamente ai consumatori, anche nelle città. Studi che uniscono la potenza statistica a quella della genetica coinvolgendo sempre gli agricoltori in ogni passaggio per tenere in grande considerazione le loro esigenze, di gusto, di cultura, di necessità e le loro preziose conoscenze dell’ambiente in cui vivono.

Un viaggio, quello fatto dai due autori, che li porta a riconsiderare il significato stesso di innovazione tenendo insieme la dimensione scientifica con l’idea che il cibo non è solo una combinazione di elementi chimici ma anche un legame con la terra, con l’ambiente e con le culture che si sono evolute nel corso della storia.

Laboratorio degli studenti: "Mangio ergo sum: considerazioni etico-filosofiche"

Il titolo del laboratorio strizza l’occhio alla celebre affermazione cartesiana cogito ergo sum poiché, nelle intenzioni di noi professoresse, voleva essere uno spazio di riflessione sull’importanza delle scelte alimentari nella consapevolezza che, ciò con cui decidiamo di nutrire il corpo (e l’anima), ha un “peso” nella nostra esistenza.
Come fortunatamente accade ogni anno, però, lasciato il “timone” alla creatività ed alle intuizioni degli studenti, l’attività di laboratorio si è trasformata in un vero e proprio viaggio intorno al tema della biodiversità. Le “coste” da cui siamo salpati sono quelle della sostenibilità alimentare, la “bussola” che ha orientato le riflessioni è stato il libro scritto dal Dott. Boscolo e dalla Dott.ssa Tola, le “terre” a cui siamo approdati.. beh, quelle saremo con voi Sabato per farvele scoprire! Se abbiamo “seminato” in voi un po' di curiosità, possiamo assicurarvi che il viaggio in cui vi condurremo vale il costo del biglietto.